domenica 25 dicembre 2011

A secco

Vivere in Italia costa sempre di più. In aumento infatti non sono i beni di lusso o gli oggetti superflui, ma i beni di prima necessità e le fonti necessarie al sostentamento. L'Unione petrolifera ha calcolato infatti la spesa relativa al fabbisogno energetico delle famiglie italiana, dichiarando l’ammontare, per il 2011, di 61,9 miliardi di euro, 8,9 miliardi in più rispetto al 2010. La stessa Unione petrolifera ha stimato per il 2012 un ulteriore incremento della spesa energetica, attorno a 65,3 mld di euro. Sembra quindi che vivere all'interno dei confini del Belpaese stia diventando sempre più difficile, non soltanto per le condizioni poco gratificanti in cui versa la realtà giovanile, spesso alle prese con lavori precari e poco gratificanti, ma anche per la spesa, sempre più gravosa, che le persone devono affrontare per far fronte al fabbisogno energetico. Ad incidere su tutte le voci di spesa a riguardo dei petroli e dei carburanti sono innanzitutto le imposte dell'Iva e delle accise, continuamente ritoccate e rivisitate dalla manovra finanziaria, l'ultima, ma non la meno pesante, quella del Governo Monti. Per quanto riguarda il 2011 le tasse sui carburanti e sugli altri olii minerali è salito a 37,5 miliardi, il 6,3% in più rispetto al 2010.

A dare il colpo di grazia ad un panorama già così insostenibile per gli aumenti sempre più pressanti del costo della vita, ci ha pensato il livello delle retribuzioni lorde, che segnano, su base annua, la crescita più bassa dal terzo trimestre del 2009, e a livello congiunturale registrano il minimo storico dal primo trimestre dello stesso 2009. Analizzando in dettaglio i dati nel settore industriale gli aumenti maggiormente significativi nelle retribuzioni si registrano nell'estrazioni di minerali da cave e miniere, a causa soprattutto della concessioni di consistenti incentivi ad alcune grandi aziende. Nel terziario sono invece i servizi di alloggio e ristorazione ad avere un relativo aumento delle retribuzioni, mentre in forte calo appare il settore dei trasporti e del magazzinaggio. Lo rende noto l'Istat sulla base delle serie storiche che tengono conto delle unità di lavoro equivalenti a tempo pieno. In generale però, a livelli retributivi sempre più in declino, si aggiungono spese per il riscaldamento, la benzina e le fonti di energia, sempre crescenti. L'attuale aumento delle accise sui carburanti da parte del Governo Monti, allo scopo di fare cassa e cercare di risanare in parte il bilancio pubblico, sta già dando i suoi frutti: rendere ancora più precaria e instabile l'esistenza già difficile di milioni di cittadini, che dovranno tirare ulteriormente la cinghia per arrivare a fine mese.

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